VERITAS LABORAT SAEPE, EXSTINGUITUR NUMQUAM

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martedì, gennaio 05, 2010







LA CONFESSIONE (terza parte)
Allora, eravamo rimasti che stavo pertendo per San Giovanni Rotondo ad iniziare la mia vita lavorativa. Se fosse un film lo intitolerei "Viaggio verso l'inferno". Gli orari di lavoro erano massacranti per tutti, pensate per me che non avevo mai fatto niente o quasi, dormivamo in una pensione senza televisione e per mangiare dovevamo uscire di nuovo e recarci ad un ristorante che ci avrebbe servito a menu' fisso. Questo per cinque giorni alla settimana. Aggiungete due viaggi di 5/6 ore ed avrete una fotografia quasi completa della situazione. Dico quasi perche' quanto scritto sopra lo dobbiamo spruzzare con una dose industriale di insulti; quelli che mio padre mi rifilava ogniqualvolta veniva a farci visita. Insulti variegati, di poca fantasia ma efficaci; si andava dal delicato "nullafacente" fino al piu' maschio "figlio di puttana" e cose di questo tipo. Sempre, ovviamente, stando bene attento ad essere circondato da un pubblico che lui credeva ammirato ed invece era, ovviamente, disgustato da tali comportamenti. Siccome di quello che dico non voglio essere l'unico testimone, cerchero', quando questo sara' reso possibile dalla mia memoria, di fornire dei riferimenti ove cercare verifiche; in questo caso e' Renzo Lumaca, un brav'uomo con cui lavoravo a quei tempi, credo abiti sempre a Castel Gandolfo vicino al campo sportivo.
Ma non e' che gli insulti finivano in cantiere, nooo!! Continuavano a casa, senza ragione apparente; e per questo basta chiedere a mia madre ed a mio fratello, testimoni silenti del tentato massacro psicologico. Gia' che ci siete chiedete a mia madre come abbia potuto permettere tutto questo, senza intervenire. Anche nel mondo animale assistiamo di continuo a genitori che difendono i loro cuccioli. E' evidente che io, per loro, ero meno di un animale. E' evidente che lei, mia madre, era abituata piu' di me a sentirmi insultare da quella bestia visto che lo faceva da quando avevo 7 anni. Guardate vi dico questo: da piccolo mi ruppi un piede, sono stato all'ospedale, il tipo li l'ho visto che gia'ero uscito; sotto le armi ho avuto un incidente di auto terribile che per poco non mi ammazzo, il tipo legge la notizia sui giornali e che fa? Mi manda i soldi, sto deficiente!! Sono rimasto 12 giorni ricoverato all'ospedale militare di Udine e non ho visto una sola faccia della mia famiglia. Perche'? Non lo so, non ne ho la piu' pallida idea. Potrei capire delle antipatie in eta' adulta, in effetti non sono un tipo simpatico, ma gli insulti ad un bambino!! Boh! E si che me lo sono chiesto milioni di volte! Pero' da 13 anni, quasi 14, mi domando: ma che razza di padre e' uno che per tutta la vita non ti ha fatto una carezza, che e' una, mai un abbraccio, non ti ha mai domandato: come va? E che razza di madre e' una che guarda a tutto questo e fa spallucce? Come sia, per darvi un idea tangibile dei fatti vi porto ad esempio una mezza specie di sceneggiata da quattro sodi: una sera il tipo li, chiamiamolo padre per comodita', organizza una cena a S. Giovanni con il personale dell'ufficio tecnico. C'erano ingegneri, geometri, una quindicina di persone su per giu. Quando uno di questi, il Geometra Gandolfi, si azzardo' a complimentarsi con lui per il mio comportamento, la sua risposta piu' o meno testuale fu la seguente: " Ma chi? Questo? Questo e' uno stronzo che non capisce un cazzo, deve mettere i piedi per terra. Io sto aspettando Marco (mio fratello), quello si diventera' qualcuno non questo nullafacente!". Ragazzi, vi assicuro che intorno al tavolo il meno imbarazzato ero io! Le persone si guardavano incredule di aver udito certe cose, non sapevano che fare ne che dire; sulla serata scese il gelo. Quanto poi sarebbe accaduto su chi sarebbe diventato qualcuno lo vedremo poi. Nella prossima parte mi fidenzero'! Hasta pronto, muchachos!
E allora, chevogliamofare?

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