VERITAS LABORAT SAEPE, EXSTINGUITUR NUMQUAM

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giovedì, gennaio 07, 2010








LA CONFESSIONE (quarta parte)
E cosi andava avanti la mia vita di ventenne lavoratore. Nel frattempo il tipo per cui lavoravo prende in appalto, o sub-appalto per essere piu' corretti, un paio di bei lavori a Roma: uno presso il deposito ATAC di Via Prenestina ed uno per la apertura di una filiale romana di una banca milanese, di cui non ricordo il nome, a Via Palestro. A proposito di questa banca, voglio raccontare un episodio che la dice lunga sull' egoistica infamita' di determinati personaggi; un giorno un importante dirigente di questa banca, viene a Roma a controllare l'andamento dei lavori. Noi, io ed il tipo intendo, lo andiamo a prelevare all'aeroporto. Durante il tragitto che da Fiumicino ci avrebbe portato al cantiere questo signore si rivolge al tipo in questi termini: " senta Dezi, visto che noi stiamo aprendo questa filiale ex-novo, se lei volesse sistemare i suoi due figli per me non sarebbe un problema accontentarla". Cosi, semplicemente; senza chiedere nulla in cambio o con qualche secondo fine, da semplice padre di famiglia. Invece dell'entusiastico "si, grazie!" che avrebbero risposto tutti i padri, normali e non, il tipo si limita ad un laconico "vedremo". Quando rimanemmo soli mi chiese: " che ne dici? Potresti entrare in banca a fare le manutenzioni". Le MANUTENZIONI!! " Ma come-risposi- le manutenzioni? Io credo che il signore intendesse come impiegato!" Apriti cielo!!! Giu' un altra dose di insulti da far accapponare la pelle. Questa non sarebbe stata l'unica volta che avrebbe cercato, riuscendovi, di rovinarci la vita; a me ed a mio fratello. E' sempre stata la sua grande aspirazione vederci sporchi e morti di fatica. Nel frattempo, avendo l'oppurtunita' di lavorare a Roma ogni tanto, cominciai a frequentare un gruppo di ragazzi che erano soliti riunirsi a Piazza S. Pietro. Tutti bravissimi ragazzi, per lo piu' universitari in legge, che sarebbero diventati avvocati e, per quello che ne so, bravissime persone. Io ero l'unico che lavorava e, di conseguenza, quello con piu' soldi in tasca. Ma nonostante questo, nemmeno per un istante mi ha mai sfiorato l'idea di essere un previlegiato. Mi sarebbe piaciuto molto andare all'universita', mi sarebbe piaciuto frequentare Scienze Politiche per poi intraprendere la carriera di giornalista. Quando lo proposi a casa mi venne ricordato che c'erano migliaia di ragazzi che studiavano e lavoravano allo stesso tempo; qualora avessi voluto potevo fare in questa maniera. E' indubbio che avessero ragione anche se, delle migliaia di ragazzi, non so quanti lavoravano in cantiere ed ai ritmi a cui venivo sottoposto. Eppoi ce la facevo a stento solo con il lavoro, figurati! Avrei voluto sempre essere sulla notizia ed invece stavo sempre sulle impalcature (e senza nessun accorgimento per la sicurezza, per inciso!). E cosi anche questa idea e' stata sacrificata per il bene della famiglia! Questa opportunita' e' stata negata anche a mio fratello mentre e' stata piu' volte proposta a mia sorella,mah! Ed il rifiuto non puo' essere imputato alle condizioni economiche, visto che le cose miglioravano rapidamente sotto questo punto di vista; credo piuttosto che i miei genitori, entrambi, discendano da antiche tribu' africane ove i figli maschi vengono generati in vista di futuri guadagni e non come atto d'amore fine a se stesso o come miglioramento naturale di loro stessi. Mi dispiace dire certe cose, anzi no! Non mi dispiace perche' questi sono i fatti e piu' avanti ve ne daro' la prove. Comunque, dicevo, iniziavo una vita sociale con questo gruppetto di amici. Rapporto spezzettato dai miei continui viaggi a S.Giovanni Rotondo in virtu' di schiavo mal pagato e peggio trattato. Ricordo i loro nomi ed anche le loro facce: Marco Mancini, Emilio Salustri, Maurizio Ceccolini, Bruna e Paola Sciotti, Flavia e Patrizia Torni. Quest'ultima sarebbe diventata la mia prima ragazza "ufficiale". Sembrava una delle mie solite storielle da 15 giorni; sarebbe durata otto anni!! Alla prossima.
E allora, chevogliamofare?

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